Sono tornato

Porto sa ruxi -  SpiaggiaPer i miei 25 dottori che pensavano avessi terminato la terapia, mi sono solo assentato per un paio di settimane.
Zuck, Smilza, Badòn e Pigua sono stati a Porto Sa Ruxi, località all’estremo sud-est della Sardegna. Bel posto, di cui vi faccio vedere il mare. Ho ritrovato il posto su Google maps, la casa è al centro con la freccia, mentre la spiaggia è quella a sinistra.
Adesso su, si ricomincia!

Addio Syd

Non per fare il polemico ad ogni costo, dottore, ma quanti hanno scritto parole commoventi sul loro blog sulla morte di Syd Barrett ricordano una sua canzone? Non dico nelle versioni Ummagummiche e posteriori dei Pink Floyd post-syd, dico una canzone da The piper at the gates of Dawn.The piper at the gates of dawn
Secondo me pochi pochi pochi.
Questo perché Il primo disco dei Pink Floyd e l’unico, o quasi, con Syd vivo e vegeto e non vegetale, è un disco difficile, lontano anni luce dalla soft musica intellettual-sottofondo da baccaglio che hanno prodotto i suoi compari all’apice del successo. Lontana anni luce nel senso che, mentre la musica dei Pink Floyd anni settanta si libra tre metri sopra il cielo (in certi casi con la profondità dell’omonimo romanzo) per psicoanalizzare il bassista, le composizioni su The piper stanno in una galassia lontana, a flirtare con una supernova e un sole morente (purtroppo ci stava anche la mente di Syd e non è più riuscito a tornare) per poi tornare fugacemente sulla terra per farsi un giro su una bici, parlando di gnomi e spaventapasseri.
Per fare un esempio, in modo che anche lei dottore possa capire, se io, imberbe teenager, avessi invitato una squinzia in camera mia, e, spenta la luce, avessi messo The dark side of the moon sul piatto, sarei potuto passare per l’intellettuale olofonico che poteva cedere ai piaceri della carne. Se invece avessi messo The piper at the gates of dawn sarei passato per un pazzo appassionato di satanismo con una vena bambinesca che cercava di stuprarla.

Comunque, addio Syd.

I padroni della notte

I padroni della notte di Trevor Hoyle è la storia di Kenny, adolescente che vive nel quartiere di Ashfield Valley a Rochdale cittadina industriale nei dintorni di ManchesteI padroni della notter. Attraverso Kenny, l’autore ci dà uno splendido spaccato della vita del sottoproletariato urbano inglese. Violenza, birra, droga e soprattutto odio per tutti, dai vecchi agli immigrati. Ma, nonostante il comportamento del protagonista raggiunga abissi impensabili, l’autore, nonostante il suo stile asciutto, porta il lettore a provare empatia con Kenny.
Il ragazzo è sicuramente colpevole ma anche vittima di una società opprimente, fin dalla struttura del quartiere, costruito sul finire dei sessanta con concetti da alveare, come viene descritto con precisione da Hoyle nel primo capitolo del libro.
Un libro verità che, pur scritto nel 1975, ci insegna moltissimo sulla società odierna.

Before I sputter out

Tra il 12 (Asti) e il 15 (Senigallia) Luglio gli Eels saranno in giro per l’Italia per una serie di 4 concerti.Eels
Purtroppo io sarò in Sardegna. Ma non posso che consigliarvi caldamente di andare ad ascoltarli. Anticipazioni non ne posso fare, possono passare da esibirsi con un quartetto d’archi, come accaduto quest’inverno a Milano, a fare casino con chitarre e campionamenti.
Gli Eels sono una one man band formata da Mark Oliver Everett con diversi musicisti. Ha pubblicato 6 album di studio di cui l’ultimo è un doppio CD con 33 canzoni, Blinking lights and other revelations.
Miglior album del 2005, secondo il mio modesto parere.

Il dio della scopata

scopataC’è chi parte alla ricerca di se stesso, chi del santo graal, chi del codice Da Vinci e chi, più prosaicamente, del dio della scopata. È questo che fa il protagonista giornalista del romanzo omonimo, scritto di getto in una settimana da Ben Myers. E il dio della scopata è una pop star, modellata su Marilyn Manson, equivoca e provocatoria, che vive misteriosamente appartato e sconvolge il mondo dei benpensanti. Ma, come in tutte le quest che si rispettino, l’importante non è raggiungere la meta, ma il cammino stesso.
Un bel romanzo, ironico, paradossale e sconclusionato, un ottimo esempio di Gonzo journalism, con lo spirito di Hunter S Thompson che scruta e annuisce da lassù.

Purtroppo…

Non posso partecipare alla notevole iniziativa di MoltoMondiale, aggregatore tematico di post sul mondiale.

Questo perché i simpatici feed di splinder sono troncati (nella versione aggratis) e non possono essere analizzati dal motore intelligente del mitico Hyle e Mezzomondo.
E inoltre, pare che i feed di splinder siano inutilizzabili per un sacco applicazioni e quindi mi unisco alla campagna di Tambu e Kurai:
 campagna pro feed

Update: Grazie a BlogItalia e feedburner ho messo a posto i feed (tranne il titolo, vabbè).
Ri-Update: Adesso dovrebbe essere tutto a posto. Sperèm!

Marito dell’anno!

Dalla sera della partita Italia-Ghana sono passati alcuni giorni, cari i miei dottori e commissari tecnici, ma il vostro caro padrone di casa ha dovuto metabolizzare l’accaduto prima di potervene riferire con la dovuta distanza.
E cosa è mai successo, vi chiederete voi.
Niente di che, nulla che esuli dal consueto andirivieni di gioie e dolori, avvenimenti epocali e stronzate miserrime che caratterizza la vita di ognuno di noi, sia che abbia una laurea in medicina come voi o un dottorato in vaniloquio come me.
Solo che, di ritorno da una durissima giornata di lavoro, passata per lo più a guardare con preoccupazione sul sito di Repubblica le formazioni probabili della nostra nazionale, ed entrato trionfante in casa, con una menabrea ghiacciata in una mano e una moretti freddissima nell’altra, mi apprestavo a togliermi gli abiti da lavoro per mettermi in mutande ascellari e canotta pezzata davanti alla televisione con una pizza surgelata da ciucciare poggiata sul divano.
La smilza, compagna mai abbastanza lodata della mia perigliosa vita, mi si è palesata di fronte, con un sorriso che già doveva farmi intuire l’abisso, e mi ha chiesto se avevo voglia di chiamare i nostri cari amici.
Il vostro beneamato, a quel punto, ha pensato a quanto fosse stato fortunato quell’undici settembre di sette anni fa a sposare un siffatto gioiello dell’altro sesso, che, pur odiando il calcio con tutto il suo essere, permetteva a lui ed ai suoi cavernicoli amici di impilare vuoti a rendere e sbraitare davanti al teleschermo per tutta la sera.
E, invece, come avete già intuito, cari miei dottori, le intenzioni della degna discendente di Eva erano ben altre. Nella mano portava un dvd affittato poche ore prima e gli amici che voleva chiamare non erano quelli della bettola all’angolo ma quelli del cinema d’essay del centro e le intenzioni erano quelle di vedere un film.
Alla richiesta di spiegazioni sul fatto che affittasse un film dopo circa dodici mesi dall’ultimo noleggio e proprio nella sera del’esordio della nazionale, la santa moglie del buon Zuck manifestava la propria ignoranza sul calendario di Germania 2006 con una innocenza paragonabile solo a quella del mostro di Milwaukee.
E Zuck ci sarebbe cascato, fuorviato come al solito dal sorriso dispiaciuto e dagli occhi tristi dalla smilza, se il lungometraggio in questione fosse stato almeno del calibro de L’allenatore nel pallone o Mezzo destro mezzo sinistro. Invece, udite udite, la pellicola noleggiata era La mala educacion di Pedro Almodovar.
E così, invece di vedere i tiri mirabili di Pirlo o le zampate in contropiede di Iaquinta , il vostro caro Zuck ha passato la serata di Lunedì a vedere preti pedofili e travestiti in crisi di astinenza.
Ma per lo meno, spero di essermi aggiudicato il premio di marito dell’anno.

Sogni di sesso e stage diving

Sogni di sesso e stage divingElfish, protagonista di Sogni di sesso e stage diving di Martin Millar, è una squatter londinese egoista (S-Elfish?) e lercissima.
Per ottenere di poter chiamare il proprio gruppo musicale Queen Mab deve imparare a memoria e recitare davanti ad una  folta platea il monologo scespiriano della Regina Mab da Romeo e Giulietta. Per raggiungere i suoi scopi Elfish mente, ruba, inganna e sfrutta i sogni frustrati dei componenti del sottobosco suburbano che le ruota attorno. Ma, magicamente, ogni cattiva azione della ragazza si tramuta in un beneficio per chi la subisce. E così, si arriva alla fatidica sera del monologo.
Che, cari i miei venticinque dottori, non vi rivelerò se andrà a buon fine.
Vi basti sapere che, se vi piacciono le fiabe con protagonisti che non si lavano (Shrek?), si ubriacano e fanno sesso in configurazioni variabili (?), questo è il romanzo che fa per voi.
Se, come il vostro qui presente, siete un pochino cresciuti per le favole e siete una punta schizzinosi, non fatevi ingannare dallo strillo di copertina che riporta una frase di nientepopodimenoché Jonathan Coe.