Categoria: libri
Moroni vs Ammaniti
Mi sono dato al romanzo italiano, dottori. Complice il fatto che, in questi ultimi mesi, sono usciti due libri interessanti:
Il libro di Moroni, che, nel contempo, è anche uno dei b*****r più interessanti del panorama italiano, è il racconto in prima persona della vita di Luigi Steiner, dai sette anni al vero ingresso nell’età adulta, descritto con fine capacità di analisi psicologica, preziosissima nella sua profondità. Un padre stronzo e una madre sottomessa, un cinismo e l’inazione dovuta al troppo analizzare. Anche se la profondità dei sentimenti espressi potrebbe farlo pensare, NON è un romanzo autobiografico.
Il libro di Ammaniti, invece, pur atteso con trepidazione dopo il successo di Io non ho paura e accompagnato da un marketing che l’ha posizionato subito tra i best sellers, è abbastanza deludente. A partire dal soggetto, che coinvolge la solita storia di rapporti padre e figlio con lo sfondo della vita della media cittadina agraria. Tutto si svolge in un ristretto arco di tempo, culminante in una grande tempesta notturna, dove tutto si lava, si sporca e si confonde. Scritto molto bene, ma non all’altezza dei precedenti.
Red Riding Quartet
Arrivato alla fine del Red Riding Quartet, poggi l’ultimo libro e sai che, prima o poi, ti verrà voglia di rileggerlo. Per assaporare la perizia con cui David Peace ha costruito un affresco immane dell’inghilterra del nord negli anni a cavallo tra i settanta e gli ottanta. Sfornando un poker di thriller che arrivano al fondo oscuro dell’animo umano, sviscerandone le debolezze, le ambiguità e la profonda malignità.
1974 Il giornalista Ed ‘Scoop’ Dunford cerca un legame tra alcune sparizioni di bambine, ostacolato da complotti e false piste.
1977 Il sergente Bob Fraser marito fedifrago con fama da bravo ragazzo, indaga su una serie di omicidi di prostitute tra i depistaggi dei colleghi e l’indifferenza dell’opinione pubblica, mentre il collega di Dunford, Jack Whitehead, reduce da tre anni di alcolismo, utilizza le proprie conoscenze per arrivare alla soluzione del caso, denominato dello Squartatore dello Yorkshire.
1980 Il vicecapo della polizia Peter Hunter, detto il Santo Stronzo, viene mandato a Leeds per capire come mai la polizia locale non ha ancora fermato lo squartatore. Affonderà il proprio animo nel più turpe degli intrecci.
1983 BJ, Ex Punk che si vende nei cessi delle stazioni, John Piggott, pingue avvocato che assume il patrocinio di un malato di mente accusato dei delitti del 1974 e Maurice Jobson, sovraintendente capo della polizia, sono tre reduci, dalle vite intaccate da guasti virulenti. Nessuno di loro è innocente, e intanto il killer delle bambine ricomincia ad uccidere.
Il mondo è piccolo?
"E tu vorresti dirmi che non è piccolo il mondo, eh Pete?"
"No."
"Be’, allora cos’è?"
"É un grande mondo nero e schifoso pieno di milioni di inferni neri e schifosi, e quando questi inferni entrano in collisione ci conviene alzare il culo e tenerne molto ma molto conto."
Walter lo stakanovista?
Tutti a chiedersi, ma come fa, ma dove trova il tempo per scrivere, con tutti gli impegni che ha il sindaco di Roma, eccetera eccetera.
Bene, dottori, per cercare una risposta a questi interrogativi che attanaglianano le fervide menti di tutti i migliori critici italiani, il vostro Zuck è andato da Feltrinelli e, aiutato dallo spirito dell’inventore del metodo sperimentale, ha raccolto gli ultimi tre volumi pubblicati da Walter Veltroni.
Con i potenti mezzi scientifici a sua disposizione, senza perdere tempo per andare in un laboratorio acconcio, ha proceduto in loco, cioè su un divanetto della suddetta libreria alla misurazione dello sforzo che il magnifico sindaco della città eterna deve aver compiuto negli ultimi anni.
Nella tabella seguente ci sono i risultati delle misurazione che, come tutti sanno, sono sempre affette da un errore sperimentale.
Titolo | Pagine | Righe | Battute | Caratteri |
Senza Patricio | 124 | 30 | 45 | 167400 |
Forse Dio è malato | 135 | 30 | 45 | 182250 |
La scoperta dell’alba | 150 | 30 | 45 | 202500 |
Tornato a casa, per avere un parametro di confronto attendibile, Zuck ha estratto dalla sua scalcagnata libreria l’Urania numero 1504, in cui il vostro beneamato ricordava di aver visto il regolamento di un concorso per romanzi. Qui sotto vengono riportati i requisiti che deve avere un romanzo per partecipare al concorso.
Pagine | Righe | Battute | Caratteri | |
Minimo | 250 | 30 | 60 | 450000 |
Massimo | 350 | 30 | 60 | 630000 |
Come si evince dalle nude e incontrovertibili cifre, il grande stakanovista e instancabile Walter Veltroni dovrebbe sommare tutti e tre i romanzi o saggi che ha prodotto negli ultimi anni per arrivare ai requisiti MINIMI per partecipare ad un qualunque concorso per romanzi.
D’accordo, d’accordo, la quantità non è tutto, dottore, ha ragione. Ma sulla qualità i metodi scientifici non possono nulla.
Rockabilly
Consultai appositamente l’enciclopedia inglese del rock. C’era scritto: "Il rockabilly è una sintesi tra la purezza del primo rock’n’roll e l’energia del punk rock". In pratica è come se Elvis Presley si sparasse quattro cubi di eroina, ci bevesse sopra una pinta di birra e al grido di "No future!" si strappasse la camicia dal petto senza peli.
GB84
Che questa affermazione stupisca voi come aveva stupito me prima di leggere GB84 di David Peace è la dimostrazione di come i mezzi di informazione, dovutamente addomesticati, possano insabbiare uno degli avvenimenti più importanti degli anni ottanta (un esempio su tutti, se in Gran Bretagna non esiste uno legge compiuta sul diritto di sciopero lo si deve a quello che accadde in quell’anno).
Per un anno intero si fronteggiarono il sindacato dei minatori inglesi (NUM), appoggiato anche da altri sindacati, e la commissione nazionale del carbone (NCB), appoggiata dal governo della Thatcher, nel più lungo e sanguinoso sciopero che dilaniò il tessuto sociale di intere regioni inglesi. Tra cui lo Yorkshire, patria dell’autore.
Cos’è questo romanzo? È la storia dello sciopero vissuto da Peter e Martin e dalle loro famiglie? Fantapolitica sulle mosse, quasi sempre oltre il limite della legalità di NCB e NUM per aver la meglio uno sull’altro? La storia degli scontri sanguinosi che culminarono nella battaglia di Orgreave? Un thriller sanguinoso sui loschi figuri che torturano e uccidono, favoriti dai servizi segreti? La storia delle ruberie dei fondi destinati ai minatori da parte di alcuni membri del sindacato? Il duello tra il Presidente (Arthur Scargill, lo Stalin dello Yorkshire) con i suoi picchetti volanti per bloccare l’attività di quante più miniere possibili, e l’Ebreo, abile manipolatore dei media?
Beh, è tutto questo, e anche qualcosina in più.
E adesso mi vado a leggere i romanzi del Red Riding Quartet.
Addio Syd
Non per fare il polemico ad ogni costo, dottore, ma quanti hanno scritto parole commoventi sul loro blog sulla morte di Syd Barrett ricordano una sua canzone? Non dico nelle versioni Ummagummiche e posteriori dei Pink Floyd post-syd, dico una canzone da The piper at the gates of Dawn.
Secondo me pochi pochi pochi.
Questo perché Il primo disco dei Pink Floyd e l’unico, o quasi, con Syd vivo e vegeto e non vegetale, è un disco difficile, lontano anni luce dalla soft musica intellettual-sottofondo da baccaglio che hanno prodotto i suoi compari all’apice del successo. Lontana anni luce nel senso che, mentre la musica dei Pink Floyd anni settanta si libra tre metri sopra il cielo (in certi casi con la profondità dell’omonimo romanzo) per psicoanalizzare il bassista, le composizioni su The piper stanno in una galassia lontana, a flirtare con una supernova e un sole morente (purtroppo ci stava anche la mente di Syd e non è più riuscito a tornare) per poi tornare fugacemente sulla terra per farsi un giro su una bici, parlando di gnomi e spaventapasseri.
Per fare un esempio, in modo che anche lei dottore possa capire, se io, imberbe teenager, avessi invitato una squinzia in camera mia, e, spenta la luce, avessi messo The dark side of the moon sul piatto, sarei potuto passare per l’intellettuale olofonico che poteva cedere ai piaceri della carne. Se invece avessi messo The piper at the gates of dawn sarei passato per un pazzo appassionato di satanismo con una vena bambinesca che cercava di stuprarla.
Comunque, addio Syd.
I padroni della notte
Il ragazzo è sicuramente colpevole ma anche vittima di una società opprimente, fin dalla struttura del quartiere, costruito sul finire dei sessanta con concetti da alveare, come viene descritto con precisione da Hoyle nel primo capitolo del libro.
Un libro verità che, pur scritto nel 1975, ci insegna moltissimo sulla società odierna.
Il dio della scopata
Un bel romanzo, ironico, paradossale e sconclusionato, un ottimo esempio di Gonzo journalism, con lo spirito di Hunter S Thompson che scruta e annuisce da lassù.