ICQ
Anche Zuck, dopo Poldo, si è preso un account su ICQ. Il codice è 297834746. Non è detto che sia sempre presente, dottori, ma se avete voglia di analizzarmi on line, potete provare.
Categoria: Uncategorized
Dei delitti e delle pene …
Dei delitti e delle pene
Sul Mucchio di questa settimana, Massimo del Papa risponde ad alcune lettere molto critiche verso un suo articolo sul caso di Cesare Battisti.
Per riassumere, la posizione di Del Papa è simile a quella di thePetunias e anche, se devo dire la verità , anche alla mia:
Secondo più gradi di giudizio, Battisti è colpevole di 4 omicidi, è fuggito in Francia, non ha scontato la sua pena, è diventato un giallista di poca fama (non so di quale qualità ). Per quale ragione non dovrebbe essere estradato in Italia? Per quale ragione dovrebbe essere graziato?
Non ha dato segni di pentimento, anzi continua a giustificare i suoi atti con la presunta guerra civile che avrebbe dovuto esserci negli anni di piombo.
Ma, dottori, che cosa spinge una larga parte della sinistra a parteggiare per Battisti? Che cosa mi sfugge nel ragionamento? Vi prego, voglio capire.
E non voglio sentire discorsi del tipo noi siamo buoni me loro sono cattivi, che mi fanno venire in mente la dottrina della guerra preventiva.
Anche Zuck, dottore, partecipa al giochino…
Anche Zuck, dottore, partecipa al giochino Racconti im-perfetti di Effe.
Ecco il piccolo inizio:
Si massaggiò la spalla ferita – “Patrick, Patrick McEnroe!”. Per quali vie misteriose gli era venuto in mente quel nome?
Fatto sta che fu l’ultima cosa che gli passò per la testa, prima che un auto o forse un furgone gli tagliasse la strada, mandando la sua BMW contro il guard rail e la sua faccia contro l’air bag.
Poi, buio totale.
Parole sante, guerra…
Parole sante, guerra un po’ meno
Via Emme Bi, un intervento di Terry Jones dei Monty Python, su come vengono usate le parole in questa guerra.
Asimov history (part…
Asimov history (parte I)
In questo periodo, oltre alle letture “nuove”, sto ripercorrendo il cammino di storia futura tracciato da Asimov negli ultimi anni della sua vita, scrivendo alcuni romanzi di raccordo tra i cicli principali della sua produzione, scritti negli anni d’oro della fantascienza mondiale: il ciclo dei robot, quello dell’impero e quello, famosissimo, della fondazione. Qui di seguito l’elenco dei volumi, in ordine di storia futura, con giudizio personalissimo in stellette.
- Tutti i miei robot (1982 *****): 31 racconti raccolti insieme ma pubblicati per la prima volta su riviste varie in un periodo che va dal 1940 al 1982. L’assunto principale è che i robot vengono creati con tre leggi intrinseche, che non possono violare: le tre leggi delle robotica, che impediscono loro di fare del male agli esseri umani. È l’inizio della fantascienza matura, dove il futuro viene indagato veramente con presupposti scientifici, non come rappresentazione delle paure inconscie dell’uomo moderno.
- Abissi d’acciaio (The caves of steel 1954 *****): Eliah Baley è un abitante del pianeta terra, la cui enorme popolazione vive sotto cupole artificiali (gli abissi d’acciaio) dominata dagli Spaziali, discendenti degli antichi esploratori del cosmo che vivono (fino a circa 350 anni) in pianeti isolati, circondati da robot. Eliah deve investigare sull’omicidio di uno spaziale insieme a Daneel R. Olivaw. R sta per robot ed è l’unica cosa che lo distingue dagli esseri umani, oltre alle tre leggi della robotica.
- Il sole nudo (The naked sun 1957 ****): Stessi due protagonisti del romanzo precedente, ma l’ambientazione è su Solaria, un pianeta perfetto dove pochissimi Spaziali convivono con moltissimi Robot in una società perfettamente asettica, dove è avvenuto un omicidio che sembra impossibile.
- I robot dell’alba (The robots of the dawn 1983 *): I due protagonisti dei romanzi precedenti si trovano ad affrontare un caso di omicidio che come vittima un robot su Aurora, il pianeta detto dell’alba. L’indagine avrà ripercussioni anche sulla lunga lotta tra Terrestri, decisi a riprendere ad esplorare lo spazio, e Spaziali, che non vogliono perdere il priviliegio di essere gli unici abitanti del cosmo extra-terrestre.
- I robot e l’Impero (Robots and Empire 1985 **): Daneel R. Olivaw e R. Giskard Reventlov, robot telepatico introdotto ne I robot dell’alba, devono opporsi al tentativo di distruggere il pianeta Terra da parte da una fazione di Spaziali che non vuole che i Terrestri, la cui spinta colonizzatrice dello spazio, nei duecento anni trascorsi dal romanzo precedente, ha conquistato vari mondi, continuino la loro espansione fuori dal loro pianeta.
Bisogna dire che i romanzi e i racconti scritti nel “periodo d’oro” della fantascienza sono sicuramente migliori, come inventiva, creatività e brillantezza, di quelli scritti dopo il ritorno alla letteratura di finzione, dopo un lungo periodo passato a scrivere divulgazione scientifica. Forse, nei romanzi dell’ultimo periodo, c’è una maggiore cura nel delineare le psicologie dei personaggi, nel descrivere gli intrecci, ma queste più che essere pregi, sono solo un tentativo di oscurare la pochezza dei contenuti, molto spesso solo funzionali al progetto di ricongiungere in un unico affresco di storia futura tutta la produzione fantascientifica asimoviana.
(Continua)
31 (?) Telefilm …
31 (?) Telefilm
L’elenco non comprende solo telefilm in senso stretto ma anche sceneggiati, fiction, situation comedy…
E non sono quelli che mi sono piaciuti di più, ma quelli che ho visto di più, magari anche perché costretto da chi deteneva il potere del telecomando.
- Spazio 1999 : A me faceva paura, molta paura. Quegli interni claustrofobici, gli effetti speciali artigianali ma efficaci
- Sandokan: Kabir Bedi e la tigre faccia a faccia
- Pinocchio: Lo sceneggiato migliore che abbia mai visto: Manfredi, Franco e Ciccio, la Lollobrigida e un amore per l’ambientazione tra i poveri di inizio 900. Un capolavoro
- I segreti di Twin peaks:Cosa è successo a Twin Peaks? C’è qualcuno che l’ha DAVVERO capito?
- Get Smart: Mi faceva ridere da morire e poi l’agente 99…
- Happy days: Fino a che Richie non ha avuto il riporto…
- Scrubs: Fa ridere, fino a che dura… Forse ha già smesso.
- Arsenio Lupin: Il vero ladro gentiluomo, con una colonna sonora indimenticabile
- Harlem contro Manhattan: Che diavolo stai dicendo, Willis?
- Ellery Queen: Trasposizione esatta dello spirito investigativo dei libri
- I sopravvissuti: Sceneggiato del dopo bomba, terrorizzante
- Colombo: Tutti gli episodi a memoria, almeno quelli delle serie vecchie. Quello che gli americani pensano (pensavano, forse) degli italiani: disordinati, sporchi e fuori moda, ma intelligenti, testardi e furbi.
- Ai confini della realtà : Alcuni episodi sono dei capolavori di concisione.
- Don Matteo: Gubbio è una città bellissima.
- La famiglia Addams: uno sberleffo al politically correct
- Attenti a quei due: Sogni di macchine veloci, donne bellissime e spionaggio fatto con un cocktail in mano.
- Kung Fu: Nel west della violenza un monaco buddista non violento mette tutto a posto. Irreale ma affascinante
- La conquista del west: Zio Zeb era il mio gigante buono
- Camera Cafe’: Quando vado alla macchinetta del caffé, vorrei che ci fossero anche Luca e Paolo, insieme a Poldo l’Inca e l’Esistenzialista.
- Radici: L’epopea dei neri d’America, una storia di soprusi e riscatto.
- la signora in giallo: Quanta sfiga porta questa qui…
- A team: Una serie un pochino fascista, a mio modo di vedere, sulla scia del successo dei vari Rambo, Commando…
- Streghe: Il giorno in cui la Smilza aveva il potere del telecomando…
- Law & order: Così è la legge: patteggiamenti, colpevoli che non si trovano, misteri rimasti insoluti, non quel fantoccio di Perry Mason
- CSI Las vegas: Così non è la scientifica: ore a spaccare il capello in quattro per ricavarne il DNA
Ne sono usciti solo 25, ma ho fatto quello che ho potuto…
Umberto Eco su The P…
Umberto Eco su The Passion di Mel Gibson
Da leggere.
Consigli per i blog …
Consigli per i blog readers
Prima di tutto una new entry: Zoro che, con un umorismo fuori dal comune, riesce a far divertire con le sue cronache dei reality show. Meglio della Gialappa’s.
E poi, ancora una volta, un post di TheGoblin, che se la prende con la quinta spice girl.
The Rolling Stones (…
The Rolling Stones (1966-1967)
Il 15 Aprile 1966 esce Aftermath, il primo long playing dei Rolling stones interamente firmato Jagger – Richard.

Le pietre rotolanti
sono un gruppo che, dopo aver iniziato come cover band di standard di blues e rock’n’roll (Come on, Not fade away, It’s all over now,
Time is on my side, Little red rooster) ha inanellato una serie di singoli strepitosi quali The last time, Satisfaction,
Get off of my clouds, 19th nervous breakdown, Paint it, black scritti tutti dalla coppia.
Ma il 1966 è l’anno in cui comincia ad
affermarsi il long playing come mezzo preferito di espressione per i gruppi pop-rock e Aftermath è il loro primo vero ellepì
dopo una serie di 33 giri che erano, più che altro, collane di singoli completati da rifacimenti di standard blues e dai primi esperimenti
di scrittura della coppia. Aftermath è un disco in cui l’energia dei singoli e la ruvidezza degli album precedenti viene armonizzata e stemperata
in un suono più pulito, dalle aperture pop, che ha il suo apice creativo in Lady Jane. Il blues non è più anfetaminico, veloce, urlato,
anzi viene dilatato in esperimenti che vanno fino agli 11 minuti di Goin’ home. La scrittura si fa più ironica (Mothers little helper),
più allusiva (Lady Jane), senza però rinunciare al maschilismo che tanto aveva caratterizzato l’immagine di successo del gruppo
(Under my thumb, Out of time, Stupid girl). Aftermath è sicuramente opera atipica per i Rolling Stones, ma pienamente riuscita.
Il
successivo Between the buttons prosegue sulla stessa scia, incrementando la dose di pop e ironia, virando verso un vaudeville, fatto di marcette
e scarse puntate nel rock’n’roll. Nulla è la presenza del blues, che sembra essere stato abbandonato dal quintetto. Jagger cerca di essere
più ricercato nei testi, mentre Richard pare disinteressarsi del gruppo, perso nelle prime sperimentazioni delle droghe e lontano dai
concerti, linfa dei rockers. Le uniche gemme sono su un singolo, non incluse nel long playing, facciata A: Let’s spend the night together.
Facciata B: Ruby Tuesday. In più, altre vicissitudini distraggono il gruppo: il 12 Febbraio 1967 la polizia fa irruzione nella villa di Keith
e lo arresta insieme a Jagger, il fotografo Michael Cooper e una poco vestita Marianne Faithfull. I nostri sono in pieno viaggio da LSD
accompagnato dalle note di Blonde on blonde e finiscono in carcere per quarantottore per possesso di droga. Vengono incriminati e subito
rilasciati, ma la compagna di stampa e dei colleghi musicisti (gli Who incisero alcune cover di loro canzoni per solidarietà ) a loro favore
e il rinvigorimento della fama di dannati sembra dare la scintilla per la ripresa della band. E invece i problemi non risiedono nella vita non
irreprensibile dei suoi componenti, ma nelle tensioni interne derivate dal raggiungimento della formula giusta per il successo della band.
Il sacrificato è Brian Jones, nei primi anni il leader intelettuale della band, che si sente escluso dal corso che hanno preso gli
eventi: il front man è indubbiamente Mick Jagger e il leader ‘nascosto’, l’indicatore della linea musicale è Keith Richard. Il piccolo biondo
si è ritagliato un ruolo di sperimentatore, di cesellatore, di polistrumentista esotico (sitar in Paint it, black, dulcimer in Lady Jane e poi
mellotron, sassofono etc…) importante ma non soddisfacente per l’ego di Brian Jones, che si rifugia in droghe, alcool e fantasie auto-annichilenti.
Il lavoro della band, con un elemento che fa le bizze, si impantana in sovraincisioni per supplire alla carenza di uno strumentista. Jagger
crede di essere Shelley, il 67 della psichedelia è in piena esplosione, i Beatles incidono Sgt Peppers e i Rolling stones Their satanic
majesties request.
Il confronto tra i due ellepi è
avvilente per i cinque londinesi, ma non tutto nel disco pretenzioso, tronfio e inconcludente
è da buttare. Innanzitutto 2000 light years from home e She’s a rainbow, due belle canzoni pop, impreziosite da arrangiamenti inusuali e
perfettamente calate nell’atmosfera psichedelia che nello stesso disco viene svilita dall’assenza di pathos nel gruppo. Poi il singolo We love you
con facciata b Dandelion, il valore di specchio distorto di una anno incredibile della storia della musica pop e infine l’unica canzone
scritta e cantata da Bill Wyman (Emulo di Richard Starkey?) In another land. Ciò non toglie che non si riesca mai ad ascoltare il disco
per intero, mentre per Between the buttons la cosa riesce per la leggerezza delle canzonette in esso contenute.
Alla fine del 1967 i Rolling
Stones sembrano aver perso tutta la loro energia, il treno della moda psichedelica lo hanno perso per incompatibilità , uno dei loro leader è
perso in crisi psicologiche, gli altri sono sempre sull’orlo di essere arrestati, quale futuro li aspetta?
Li aspettano Jimmy Miller, Jumpin’ Jack flash e Beggars banquet, dottori.
Questo post è per i peruviani di Solitaire e per le curiosità di atrocityexibition.
Fuga per la sconfitt…
Fuga per la sconfitta
Il manifesto iettatorio dell’Ulivo (Arrivi a fine mese? E vai di grattata ai coglioni) riesce ad essere peggio anche dei finti numeri proclamati dai manifesti del Berlusca.
E ci siamo riusciti anche questa volta!!!