Piombo rosso

Venerdì scorso, alla Fnac, Zuck ha assistito alla presentazione del libro Piombo rosso del politologo Giorgio Galli, condotta da Augusta Molinari e da un giornalista del Corriere Mercantile, alla presenza dell’autore. Il libro parla, come recita il sottotitolo, della storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 a oggi. In particolare della lotta armata di sinistra, argomento che Galli ha già trattato nel libro Il partito armato.
Il libro ripercorre, con precisione storiografica, tutti gli avvenimenti che hanno coinvolto le bande armate di ispirazione comunista, partendo dall’evidente particolarità della situazione italiana, laddove il terrorismo ha continuato ad insanguinare il paese fino ai giorni nostri, mentre negli altri paesi europei è durato lo spazio di un lustro.
La tesi di Galli, che percorre tutto il libro, è che questa anomalia italiana sia dovuta alla concomitanza di due fattori: la evidente radicazione nel sociale della lotta armata, con un sottile filo rosso che la lega ad alcune frange estremiste della resistenza antifascista, e la copertura che i servizi segreti italiani, nel tentativo di spostare verso destra un elettorato che rischiava di portare il PCI al governo, secondo l’ottica della creazione del famoso “nemico interno”, hanno dato ai terroristi.
A sostegno di questa tesi, Galli porta documenti che testimoniano come le forze dell’ordine conoscessero i vari protagonisti delle future vicende terroristiche, da Curcio a Moretti fino alla Lioce, ma esercitassero su di essi un controllo molto blando, non impedendo le loro azioni di sangue, ma incanalandole nei modi e, soprattutto, nei tempi più adatti a creare nel paese un clima di tensione, si vedano la azioni compiute appena prima di punti di snodo epocali della nostra storia (referendum sul divorzio, compromesso storico, primo governo di sinistra, riforma del mercato lavoro).
Le principali obiezioni portate dai presentatori a Galli hanno riguardato l’assenza di approfondimento sociale del fenomeno terroristico del libro, forse troppo intento a presentare i fatti lungo la linea tracciata dalla tesi sostenuta e poi, come questa influenza dei servizi segreti, invece di portare ad una reazione verso destra dell’elettorato, ha condotto, piuttosto, ad una stagnazione delle posizioni che si è protratta per tutti gli anni ’80.
Bisogna dire che la tesi di Galli si pone a metà strada tra quelle assolutamente complottiste (Flamigni) che non sgorgono nessun radicamento a sinistra del terrorismo rosso, ma solo una terribile macchinazione per impedire la presa democratica del potere da parte delle forze parlamentari di sinistra, e quelle di alcuni commentatori politici di destra, che esauriscono la storia del terrorismo con la storia dei suoi esecutori.
Zuck, dottori, ha acquistato il libro e lo leggerà con cura, per il momento pensa che cercare sempre la colpa nei servizi segreti, con le loro strategie nascoste, è un buon alibi per spiegare cose che non si riescono a capire (tipo gridare “miracolo !”). Per quanto riguarda il radicamento a sinistra del terrorismo, ricorda quanto suo padre, operaio, disprezzasse questi “dottorini” della lotta armata, quando tornava a casa da qualche assemblea.