Cosa mi prende? Lo sta chiedendo a me,…

Cosa mi prende? Lo sta chiedendo a me, dottore? Perché non lo chiede a quelli
che ci hanno detto che eravamo il futuro, le magnifiche punte di diamante dello
sviluppo tecnologico, di una nuova era dell’uomo? E noi, da bravi ragazzi,
abbiamo costruito quello che ci hanno chiesto, con il sorriso sulle labbra,
abbiamo fatto le gite tutti insieme, da bravi studentelli, dove invece delle pentole
ad arzilli nonnetti, ci vendevate filosofia aziendale. Abbiamo lavorato a Natale, a Capodanno, a Ferragosto, fino a notte
inoltrata, abbiamo fatto portare le pizze in ufficio, perché si doveva essere
pronti per il mitico go-live, ed eravamo contenti e orgogliosi di farlo, perché siamo
siamo rimasti ragazzini creduloni. Voi lo sapevate che era tutto un inganno? Che, passato, in un
attimo peraltro, il momento magico, avreste dovuto disfarvi di noi? Che,
rinchiusi a digitare sui nostri portatili, non ci eravamo preoccupati della
sicurezza del nostro futuro, del contratto a tempo indeterminato che non avevamo, della stabilità dell’azienda. Intanto tutto era bello, era flessibile, era moderno, avevamo la palestra in ufficio, le sale di
meditazione, i quadri con le massime del pensiero positivo alle pareti, chi ci avrebbe potuto fermare? Non
sappiamo se, quando ci dicevate che eravamo più fortunati dei nostri padri, dei nostri fratelli maggiori, ci
credevate davvero. Noi ci abbiamo creduto. Sicuro.

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