Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Zuck carverizzato! …

Zuck carverizzato!
Cosa è successo uscendo da Mickey.
C’era questo tipo, uno slavo di cento chili, che incontravo ogni sera, quando andavo a farmi un goccio da Mickey. Mentre entravo mi sorrideva alzando il suo boccale di birra e Jack Daniels, seduto nell’angolo in fondo. Ogni tanto si alzava e, muovendosi malfermo, veniva ad appoggiarsi al videopoker dove mi giocavo i contanti della mia giornata di lavoro. Quando mi allontanavo, finiti i soldi, mi stringeva e scuoteva la spalla sinistra.
Questo tipo, dicevo, l’ho trovato ieri uscendo da Mickey, che tremava appoggiato sulla mia macchina. Me lo sono caricato sulle spalle e, Dio se pesava, l’ho messo in macchina.
-Grazie, amico.
-Ti porto a casa. Draz.
Era da quando Uma mi ha lasciato, portandosi via Danny, che qualcuno non mi rivolgeva la parola, dopo il bar.
-La tua donna ti ha lasciato, ho sentito, la settimana scorsa.
È il problema dell’estate, devi tenere tutto aperto per far circolare un po’ di aria e poi tutti i tuoi vicini sanno i fatti tuoi, anche quella vecchia impicciona della signora Secondario.
Ho continuato a guardare la strada facendo un cenno con la testa.
L’ultima volta che l’avevo vista si era presentata con sua madre e quattro sacchi della spazzatura. Mentre sua madre gridava tutto quel che c’era da sapere, mi rimbalza ancora nella testa un suo ‘Ha preso anche due lauree, per mettersi con un coglione ubriaco come te’, Uma, quella che era stata la mia Uma, riempiva i sacchetti con i suoi vestiti, senza nemmeno guardarmi. Si è portata via anche quel cappotto che le avevo regalato e in cui si stringeva nei giorni d’inverno, quando aspettava, fuori dalla scuola, che la passassi a prendere con la Corsa.
-Non sei un tipo di molte parole, amico.
-Stasera non sono in vena, si sta avvicinando un temporale.
L’ho detto tanto per dire qualcosa.
Dieci anni, dieci anni siamo durati. In effetti era dalla sera dell’incidente che dormiva da sua madre. Era successo che dopo il lavoro, dovevo andare a prendere Danny che era rimasto a cena da un suo amichetto, Gabriel, Samuel o una cosa simile. Sono arrivato un ritardo perché mi ero fermato per il solito goccio da Mickey, ma a Danny andava bene così, mi pare. Solo che, sulla statale, non sono riuscito a controllare l’auto, deve essere stata una gomma che è scoppiata, e sono andato a finire contro il pilastro dell’autostrada. Danny non si è fatto niente, a parte una cicatrice sul viso per colpa del parabrezza.
-Una burrasca è proprio quello che ci vuole, fratello. Ma tu ce l’hai un lavoro?
Un lavoro fisso lo avevo, stavo in quella ditta che fa consegne, guidavo il furgone, ma questo era prima che il capo mi beccasse un pochino brillo. Mi ero solo fatto un paio di bicchieri passando da Mickey dopo colazione, ma le regole sono le regole.
-Ogni tanto mi chiamano quando c’è da consegnare un carico troppo grande per uno solo o un trasloco, quando c’è da dare una mano, insomma.
-Amico, sto perdendo colpi, e ho bisogno di una persona fidata che mi dia una mano nei miei affari. Hai visto stasera che il buon vecchio Draz non ce la fa nemmeno a tornare a casa da solo.
Sapevo bene quali erano gli ‘affari’ di Draz. Non che potessi permettermi di fare tanto il puro, visto che si avvicinava la fine del mese.
-Draz, non so se sono in grado di darti una mano.
Il mio problema erano gli impiccioni: la signora Secondario, che aveva detto a Uma quando mi ero portato a casa quella tipa rimorchiata da Benny, Markus, che aveva detto al capo che non riuscivo nemmeno a salire sul furgone e lui non sarebbe venuto a fare il giro con me al volante e, soprattutto, la madre di Gabriel, Samuel o cosa che aveva detto a tutti che quella sera non mi reggevo in piedi.
-Il tuo amico Draz ti insegnerà tutto quello che c’è da sapere.
Fuori ha iniziato a piovere.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.