Triste, solitario y …

Triste, solitario y final di Osvaldo Soriano (1974)

Un vecchio e imbolsito Philip Marlowe riceve la visita di Stan Laurel, che lo incarica di scoprire come mai
non viene più proposta nessuna parte a lui e a Oliver Hardy. Qualche anno dopo,Marlowe si imbatte nello scrittore Osvaldo Soriano, intenzionato a scrivere una
biografia dei due comici. Insieme cercheranno di scoprire la verità sulla fine immeritata fatta dal più grande duo comico di Hollywood.
Soriano ha scritto il migliore romanzo di Marlowe da Il lungo addio (la Sorellina, Ancora una notte e Poodle Springs sono inferiori),
superando in ironia, disillusione e pessimismo perfino lo stesso Chandler. Il tutto per mostrare come, dietro lo splendore degli studios,
si nasconda una storia di sfruttamento del talento e di abbandono di artisti non più cofacenti al gusto delle major.
Dietro il grande sogno americano si nasconde una mondo di meschinità, simboleggiato da John Wayne (che diede l’ultima parte a Ollie)
e il suo staff, da Dick van Dyke che commisionò una biografia falsa di Stan che, mentendo, lo descriveva ricco e soddisfatto alla fine
della sua vita. Il tutto culmina nella serata degli Oscar in cui deve essere assegnato il premio alla carriera a Charlie Chaplin, mandata all’aria
dallo scrittore e dal detective che tentano, inoltre, di sventare un tentativo di rapimento del comico.
Misto di elegia e parodia è assolutamente da leggere, dottore.

Dalla introduzione dell’edizione Tascabili Einaudi del 1991: – Ma Soriano -giornalista dell’argentino La Opiniòn-ribadisce che Timerman
aveva una teoria e che la dichiarò nel corso del feroce interrogatorio a cui lo sottopose il generale Camps: “Occorrono i migliori giornalisti
di sinistra per fare un buon quotidiano di destra”.

Beh, dottore, si può applicare la stessa definizione al Foglio, vero?

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